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Intervista
1. Quali sono i fondamenti della tua ricerca (Art Identity) ?
Poter parlare del mio percorso di artista che poi è anche la mia vita, non è
semplice. È stato un viaggio senza risoluzione di continuità tra arte, spiritualità e ricerca, ben testimoniato da una frase, per me un mantra, scritta in un libro alchemico del 1670 il “Mutus Liber”, che recita Prega, leggi, leggi, leggi,
rileggi, lavora e infine troverai. Da sempre conduco una vita riservata, quasi monastica, chiuso nella mia bottega/laboratorio lontano dai riflettori, coltivando le mie passioni. Mi piace pensare me stesso come a un “uomo del Rinascimento”, sia per l’intensa attività poliedrica, sia perché ho sempre cercato di coniugare l’espressione artistica e la ricerca scientifica, l’immaginazione visionaria dell’artista e il costante lavoro di ricerca e sperimentazione dello scienziato, in una continua tensione tra fantasia e logica. Fin dai primi passi ho abbinato un intensa attività di ricerca, studiando decine di testi inerenti la tecnologia e la metallurgia degli antichi, trattati alchemici e di oreficeria e ricettari di ogni sorta, sperimentandone, al contempo, sia i materiali che le tecniche anche le più disparate e apparentemente assurde. Lo studio dell’alchimia, poi mi ha portato ad aggiungere uno spessore spirituale alla mia vicenda artistica.
Cosi come per gli alchimisti, infatti, il fine ultimo era quello di condurre l’uomo verso un’evoluzione spirituale, una condizione espressa metaforicamente dalla trasmutazione del piombo in oro, anche il vero artista deve, puntare ad arricchire spiritualmente se stesso e, di conseguenza, il genere umano grazie al suo lavoro. Questa intensa attività, mi ha permesso, da una parte, di tracciare nuovi sentieri di ricerca, adottando approcci del tutto personali e sperimentando nuove soluzioni formali e materiche, e dall’altra, di riscoprire alcuni “segreti” o per meglio dire metodologie della metallurgia e dell’oreficeria andati perduti. Ho prodotto cosi un corpus di opere che si snoda tra passato presente e futuro. Lavori in oro e/o bronzo, con tecniche risalenti a 3000 anni fa. Sculture in acciaio in cui è il vuoto a dare origine alle forme, e la forma altro non è che caos che si compone volta per volta, in continue evoluzioni, sia plastiche che astratte, evoluzioni, liberate dal gioco della massa e compenetrate dalla luce.
Fino alla mia ultima collezione, “Funzioni d’onda”, superfici metalliche, scintillanti, riflettenti, in grado di enfatizzare l’impellente presenza di onde energetiche, che pervadono il tutto e che si rifanno direttamente alla fisica quantistica, indagando dimensioni inedite nel tempo e nello spazio. Tutti pezzi unici a prima vista assai diversi fra loro, ma permeati da un unica finalità, la ricerca senza fine della Bellezza e dell’Armonia.
2. Quali sono gli artisti che ti hanno fatto da linea guida nella tua ricerca?
Non ci sono artisti specifici. Il mio viaggio artistico ha avuto come punti
cardine tre uniche certezze:
- una grande capacità di osservazione,
- l'insaziabile curiosità nei confronti del mondo circostante,
- la maniacale ricerca della Bellezza.
Un concetto tra l’altro che non saprei definire, nessuno sa esattamente cosa sia la bellezza, etereo, sfuggevole, misterioso, ce ne accorgiamo solo quando ci troviamo davanti una sua manifestazione. L’unica cosa che posso dire con certezza, e che solo quando un osservatore esterno coglierà nel mio lavoro tale bellezza, potrò considerare la mia opera compiuta..
3. Definisciti come essere umano utilizzando tre aggettivi.
gentile, umile, curioso
4. Secondo la tua visione dove sta andando e dove vorresti che andasse, l’arte contemporanea?
Non so dove stia andando, o dove andrà. Vorrei solamente che potesse essere fonte di ispirazione per le nuove generazioni, e che tornasse a essere la punta dell’iceberg della conoscenza umana.
Due parole sui suoi lavori
Andrea Cagnetti, in arte Akelo, è un orafo, designer e scultore italiano, noto a livello internazionale per il percorso creativo estremamente articolato e supportato da studi e ricerche in ambiti disparati. Nasce nel 1967 a Corchiano (Viterbo), paese costruito sulle rovine della leggendaria città etrusca di Fescennia. Non solo il luogo, ma anche l’educazione lo portano a compiere il suo destino: diventare un artista e maestro orafo. Fin da adolescente, si concentra sulle tecnologie degli antichi, inerenti la metallurgia, la ceramica, la medicina e la lavorazione delle pietre del vetro e delle stoffe. Dopo aver conseguito la maturità scientifica, si trasferisce a Roma dove, per alcuni anni, lavora come grafico pubblicitario. Poi decide di lasciare i ritmi frenetici della grande città per tornare al paese d’origine, dove si dedica esclusivamente alla sua vocazione, assumendo il nome d'arte di Akelo (da Acheloo, dio greco delle acque). Una vocazione non intessuta di protagonismo, mondanità, viaggi e movimenti convulsi, come spesso accade. Piuttosto coltivata in un ritiro monastico, nel silenzio e nella pace della terra etrusca. Proprio come un vero uomo del Rinascimento - che ha voluto isolarsi nella sua minuscola “bottega” - quale lui si sente ed è. Oggi le sue opere traggono ispirazione da un corpus di
studi provenienti ora dal sapere antico e alchemico, ora da sollecitazioni scientifiche contemporanee, inneggiano sia alla classicità, sia all’astrazione più audace. Assai diverse tra loro - a conferma di un eclettismo e una visionarietà rari sulla scena artistica contemporanea -, sono permeate da un’unica finalità: Bellezza e Armonia. Esposte in diverse mostre di carattere nazionale e internazionale, negli ultimi anni, alcune sono state acquisite da importanti musei e collezioni private. Molteplici i riconoscimenti della critica, degli studiosi e dei media in tutto il mondo, innumerevoli le pubblicazioni, le recensioni e le apparizioni televisive a lui dedicate, che sottolineano non solo il talento e l’originalità stilistica dell’artista, ma anche il valore delle sue ricerche, argomento di studio in molti istituti d’arte.* Tutti i lavori scultorei di Akelo sono realizzati utilizzando, come materia prima, scarti industriali di acciaio, che iniziano così una nuova vita, trasformandosi in opere d'arte di lunga durata, secondo i principi dell'upcycling.
Questa pratica prevede, appunto, l'uso di materiali di scarto che, terminato il loro ciclo di vita, vengono trasformati in nuovi oggetti con una funzione inedita e un valore aggiunto. Ben diverso dal semplice riciclo, l'upcycling, oltre a creare valore, combatte la cultura dell'usa e getta, permette di contenere i consumi di energia e ridurre i costi di materie prime e produzione, diventando cosi un esempio virtuoso della filiera dell'economia circolare