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Intervista
1. Quali sono i fondamenti della tua ricerca (Art Identity) ?
Nel 1962 entrai nello studio dell’architetto tedesco Konrad Wachsmann, contemporaneo e in collaborazione con Walter Gropius. Quindi fin da subito la ricerca strutturale è stata essenziale nelle mie opere. Esse forse sfioravano la ricerca ottica ma in realtà ho sempre combattuto contro i cinetici, io cercavo la struttura. Nel 1964 iniziò il mio rapporto con la galleria La Polena di Genova. Fin da subito lavorai nella “Serie A” dell’arte. Successivamente, conobbi il pittore tedesco Winfred Gaul, tramite il quale iniziai a frequentare l’ambiente artistico tedesco e olandese. Nel 1971 venni invitato a partecipare alla collettiva “Arte concreta” curata da Klaus Honnef. Insieme a quest’ultimo e ad altri artisti nacque la tendenza Analitica, nuova rifondazione del linguaggio pittorico. La pittura non muore mai, dalle sue ceneri rinasce e l’Analitica si distingue nettamente dalla Minimal Art americana. Importante quindi è stata l’analisi dei mezzi operativi e dei processi pittorici. Il punto, la linea, il segno... Fu il periodo dei miei quadri “bianchi”. La tela partiva preparata al nero e poi applicavo varie mani di acrilico bianco misto a polvere di quarzo attraverso un rullo da imbianchino. Ecco che il gesto diventava anonimo e meccanico, sempre più essenziale. Adesso, mi dedico alla ricerca spirituale da cui nascono opere ispirate al Buddismo Zen, Taoismo e Sufismo. Vivo in una sorta di auto isolamento e solitudine. Le mie opere sono intrise di significati simbolici e il supporto della tela diventa oggetto di meditazione.
2. Quali sono gli artisti che ti hanno fatto da linea guida nella tua ricerca?
Da Mondrian a Fontana, da Burri a Rothko.
3. Definisciti come essere umano utilizzando tre aggettivi
Indefinibile, indefinibile e indefinibile.
Io non mi conosco ancora, mi sforzo molto di farlo. Ogni tanto sono tranquillo, ogni tanto sono agitato…non sono un onda piatta ma pazzerella! Non c’è quindi qualcosa di sempre coerente nel mio carattere. Esiste una bellissima citazione: “Conosci te stesso e conoscerai il tuo Signore”. Personalmente non sono riuscito né a conoscere me stesso né il Signore.
4. Secondo la tua visione dove sta andando e dove vorresti che andasse, l’arte contemporanea?
Quanto ti voglio bene per questa domanda! Sta andando verso un abisso di autodistruzione. La cifra attuale dell’arte è la mediocrità, il valore dell’artista è dettato dalle leggi di mercato e lo dico anche se purtroppo ne faccio parte ma preferisco un tipo di arte considerata di “nicchia”, più lontana da queste logiche. È qui che vedo la speranza. Dopo “l’Età dell’oro”, c’è sempre “l’Età del ferro”. Quest’ultima è il periodo che stiamo vivendo adesso, dove tutti i valori vanno a sgretolarsi. L’arte risorgerà non appena questa epoca avrà termine. E speriamo sia il più presto possibile!
DUE PAROLE SUI SUOI LAVORI
Gianfranco Zappettini frequenta l'Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel ‘62 entra nello studio dell'architetto tedesco Konrad Wachsmann a Genova. Questi ne influenza la pittura orientandola verso una ricerca di tipo strutturale. Zappettini acquisisce attitudini fondamentali per la sua futura ricerca artistica: la precisione formale ed espressiva, l’importanza della tradizione e della sperimentazione. Nel 1964 inizia il suo rapporto di collaborazione con la Galleria La Polena di Genova. Nel 1968 arriva a Genova il pittore tedesco Winfred Gaul, tramite il quale Zappettini inizia la frequentazione dell'ambiente artistico tedesco e olandese. Nel 1971 è invitato ad "Arte concreta", collettiva che si svolge al Westfälischer Kunstverein di Münster a cura del direttore, il critico Klaus Honnef.
All' inizio degli anni settanta, in Italia e in Europa prendono corpo nuclei di artisti che lavorano sugli elementi minimi del linguaggio della pittura. Da questo comune sentire, si forma la cosiddetta Nuova Pittura, da cui poi si distinguerà la Pittura Analitica, più legata all'analisi dei mezzi operativi e dei processi pittorici. A essa Zappettini contribuisce con numerosi scritti pubblicati su riviste italiane e straniere e con i quadri "bianchi".
Nel marzo del 1974 torna al Westfälischer Kunstverein di Münster per "Geplante Malerei", collettiva organizzata da Klaus Honnef e nel 1975 tra le molte esposizioni, prende parte ad "Analytische Malerei" alla Galerie La Bertesca di Düsseldorf. L'artista inizia a lavorare sulle "tele sovrapposte”. Nel 1977 è invitato a Ducumenta 6 di Kassel.
Dalla fine degli anni settanta il pittore decide di isolarsi rispetto ai circuiti artistici internazionali. Non cessa l'attività espositiva (nel 1981 partecipa alla mostra "Pittura in radice", curata da Achille Bonito Oliva presso la Galleria Artra Studio di Milano e nel 1982 a "Pittura di corta memoria", curata da Viana Conti, al Palazzo La Permanente di Milano). Vive una fase di ricerca spirituale che lo porterà a viaggiare tra Europa, Medio Oriente e Africa e ad avvicinarsi a discipline come Taoismo, Buddhismo Zen e soprattutto Sufismo. Dopo opere pittoriche in cui predominano il distanziamento concettuale e l'ironia e dopo sconfinamenti nella fotografia, le sue opere si ispirano ora al mondo simbolico e alla metafisica, complici le letture di René Guénon. Nel 1998 il Museo d'arte contemporanea Villa Croce a Genova gli dedica una mostra antologica. Negli anni duemila Zappettini si concentra sul simbolismo della trama e dell'ordito e sul colore blu, che poi sarà affiancato anche dal rosso, dal giallo e dal ritorno del bianco. Nel 2003 costituisce a Chiavari la Fondazione Zappettini per l’arte contemporanea. Nel 2011 partecipa alla Biennale di Venezia e nel 2022 a Londra si tiene la personale The Golden Age presso la galleria Mazzoleni.