Gioni David Parra focalizza la sua attenzione sulla Materia e sulla Luce, analizzate in anni di studio. Troviamo in lui un vero e proprio amore per il lavoro e per l’atto preparatorio, confluito nelle sue tecniche miste e raccolte nella serie “Projects”. La sua instancabile ricerca, disegna dall’ignoto possibili nuovi equilibri esistenziali e spirituali, nonostante la sua scultura potente e decisa. È riconosciuto a livello internazionale come il “Guerriero della materia” proprio in riferimento alle sue Bladelight, lame di luce. Sceglie di lavorare la parte più leggera dei suoi marmi (il marmo bianco è il suo materiale d’adozione lavorato a Pietrasanta all’ombra delle Apuane) e graniti che arrivano da tutto il mondo e di cui è un esperto, ovvero la lastra. Nascono così spade acuminate che Parra riprende dalla tradizione antica, in particolare dal San Paolo del toscano Masaccio. Questa spada essendo in mano a un uomo di fede, perde il suo carattere offensivo e diviene arma di pensiero e credo per l’artista. La sacralità delle sue opere è ben evidente nei Matterspirit, Materia dello spirito dove il concetto dell’intero e dello spezzato viene disposto linearmente come un percorso di vita, dove però a un certo punto appare un elemento spaccato, una frattura che lenita dalla foglia d’oro, si perpetua poi nell’interezza dell’elemento successivo. La frattura non è mai definitiva, mai viene posta alla fine del percorso, non è una morte ma un’esperienza che per quanto negativa possa essere riesce a ritrovare il suo intero.
Parra toglie quindi la pietra dal piedistallo, scardinando la tradizione e arrivando a sottrarre corpo e peso al marmo per donare spiritualità e leggerezza ai suoi lavori. L’uso della foglia d’oro, deriva dallo studio dei fondi oro toscani del 300-400 fino al Rinascimento. Egli ne elimina la classica decoratività e ne fa materia stessa, topica dei momenti cruciali della sua scultura. Le Bladelight si fanno corpo diventando scultura unica oppure si destrutturano e si liberano divenendo un teatro dove le lame si muovono creando scenografie e coreografie sempre diverse. È presente l’intero come lo spezzato, ed è proprio su quest’ultimo che va a posarsi la foglia d’oro. Dove apparentemente c’è una rottura, dove ci potrebbe essere a prima vista solo il brutto e il male, arriva il massimo del bello e della luce, che richiama, riunisce e ritrova la sua unità rafforzandosi. Si coglie una forte spinta esistenzialista che va a ricollegarsi con le esperienze umane, dove talvolta dietro i fallimenti e i traumi si cela la crescita personale e la futura realizzazione del sé. Anche nei NoCube, NonCubi, sono presenti dei tagli liberi che ne scardinano la perfezione geometrica per sottolineare invece, tutti i passaggi analitici decisivi di quella che è la prassi del fare scultura e dell’essere scultore. Spesso si trova la materia grezza, per poi passare alle levigazioni e per finire con la lucidità più specchiante. Anche nelle fratture e nelle incisioni dei NoCube troviamo la foglia d’oro.
La scultura di Parra rappresenta un costante corpo a corpo, energico e vitale, dove l’intelligenza delle sue mani lavora nei punti deboli della materia, tra fratture e crepe, ove tutto sembrerebbe perso egli ricostruisce e trova una nuova dimensione ricca di vita.
Lisa Parra