Artista

Parra Gioni David

Cognome
Parra
Nome
Gioni David
Professione
Artista
Luogo Nascita
San Giuliano Terme (PI)
Data Nascita
17 06 1962
Altezza
1,81
Capelli
Neri furono, oggi brizzolati
Occhi
Marroni
Segni Particolari
Nessuno/Qualcuno/Chissà
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Intervista

1. Quali sono i fondamenti della tua ricerca (Art Identity) ?
La mia ricerca dopo una lunga fase di apprendistato tecnico ha trovato la sua ragione nella classicità. Non ho mai guardato al pittore o allo scultore ma ho sempre aspirato all’autore. Da qui la scelta di un materiale millenario come la pietra, a partire dal marmo come primo elemento a km zero. La mia riflessione ha eliminato ogni preambolo provocatorio o modaiolo per affrontare i temi fondamentali della storia dell’arte. La struttura e la destrutturazione, Il pieno e il vuoto, l’intero e lo spezzato, l’unico e la moltitudine, il micro e il macro, ecc. Non mi bastava la pittura con i suoi virtuosismi come non mi bastava la scultura di tradizione. Così ho fuso tutte le mie esperienze per arrivare a un rapporto fisico a misura di braccia, a misura di respiro. Ho così tentato di rimettere al centro della mia azione una poetica esistenzialista che trasforma la gravità in spiritualità. Il tentativo è di evocare l'infinito nella purezza di un esito inatteso.
2. Quali sono gli artisti che ti hanno fatto da linea guida nella tua ricerca?
Premesso quanto tutti gli artisti sono importanti per la formazione di una nuova identità nel mio percorso sono stati decisivi Giotto e Masaccio, Giacometti e Bacon, Burri e Fontana, Lo Savio e Uncini, Melotti e Castellani. Continua...
3. Definisciti come essere umano utilizzando tre aggettivi.
Irrequieto, Irregolare, Irre.
4. Secondo la tua visione dove sta andando e dove vorresti che andasse, l’arte contemporanea?
Il mio auspicio più grande vede l’arte contemporanea tornare alla pietra. Quella pietra che costa fatica e sudore mentre scaglia e taglia. Quella pietra che contiene storia e memoria. Quella materia che richiede l’impiego di corpo e mente, mentre si oppone o si lascia conquistare, dipende sempre dal nostro atteggiamento se distante e svogliato o se caloroso e partecipe. Una pietra che cade sui piedi degli impostori e degli stolti. Una pietra che protegge nervi e cuore di chi sa amarla. Così lavoro alacremente perché l’arte torni al centro del dibattito nel vivere quotidiano. E spero sempre che questo accada per mano di una “Congiura dei Poeti”, acclamata e sostenuta, come un bisogno vitale di libertà e di pensiero. Rimettendo l’artista al centro del sistema, perché non accada mai più che sia il sistema a disporre del fare o del disfare del medesimo.

DUE PAROLE SUI SUOI LAVORI

Gioni David Parra focalizza la sua attenzione sulla Materia e sulla Luce, analizzate in anni di studio. Troviamo in lui un vero e proprio amore per il lavoro e per l’atto preparatorio, confluito nelle sue tecniche miste e raccolte nella serie “Projects”. La sua instancabile ricerca, disegna dall’ignoto possibili nuovi equilibri esistenziali e spirituali, nonostante la sua scultura potente e decisa. È riconosciuto a livello internazionale come il “Guerriero della materia” proprio in riferimento alle sue Bladelight, lame di luce. Sceglie di lavorare la parte più leggera dei suoi marmi (il marmo bianco è il suo materiale d’adozione lavorato a Pietrasanta all’ombra delle Apuane) e graniti che arrivano da tutto il mondo e di cui è un esperto, ovvero la lastra. Nascono così spade acuminate che Parra riprende dalla tradizione antica, in particolare dal San Paolo del toscano Masaccio. Questa spada essendo in mano a un uomo di fede, perde il suo carattere offensivo e diviene arma di pensiero e credo per l’artista. La sacralità delle sue opere è ben evidente nei Matterspirit, Materia dello spirito dove il concetto dell’intero e dello spezzato viene disposto linearmente come un percorso di vita, dove però a un certo punto appare un elemento spaccato, una frattura che lenita dalla foglia d’oro, si perpetua poi nell’interezza dell’elemento successivo. La frattura non è mai definitiva, mai viene posta alla fine del percorso, non è una morte ma un’esperienza che per quanto negativa possa essere riesce a ritrovare il suo intero.

Parra toglie quindi la pietra dal piedistallo, scardinando la tradizione e arrivando a sottrarre corpo e peso al marmo per donare spiritualità e leggerezza ai suoi lavori. L’uso della foglia d’oro, deriva dallo studio dei fondi oro toscani del 300-400 fino al Rinascimento. Egli ne elimina la classica decoratività e ne fa materia stessa, topica dei momenti cruciali della sua scultura. Le Bladelight si fanno corpo diventando scultura unica oppure si destrutturano e si liberano divenendo un teatro dove le lame si muovono creando scenografie e coreografie sempre diverse. È presente l’intero come lo spezzato, ed è proprio su quest’ultimo che va a posarsi la foglia d’oro. Dove apparentemente c’è una rottura, dove ci potrebbe essere a prima vista solo il brutto e il male, arriva il massimo del bello e della luce, che richiama, riunisce e ritrova la sua unità rafforzandosi. Si coglie una forte spinta esistenzialista che va a ricollegarsi con le esperienze umane, dove talvolta dietro i fallimenti e i traumi si cela la crescita personale e la futura realizzazione del sé. Anche nei NoCube, NonCubi, sono presenti dei tagli liberi che ne scardinano la perfezione geometrica per sottolineare invece, tutti i passaggi analitici decisivi di quella che è la prassi del fare scultura e dell’essere scultore. Spesso si trova la materia grezza, per poi passare alle levigazioni e per finire con la lucidità più specchiante. Anche nelle fratture e nelle incisioni dei NoCube troviamo la foglia d’oro.

La scultura di Parra rappresenta un costante corpo a corpo, energico e vitale, dove l’intelligenza delle sue mani lavora nei punti deboli della materia, tra fratture e crepe, ove tutto sembrerebbe perso egli ricostruisce e trova una nuova dimensione ricca di vita.

 

Lisa Parra

 

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