-
Intervista
1. Quali sono i fondamenti della tua ricerca (Art Identity) ?
Inizio dicendo che la fotografia, insieme alla scrittura in realtà, è stata fin da subito il mezzo a me più affine per permettermi di interpretare la realtà a mio piacimento. Ho sempre scritto per parlare a me stessa e scelto di utilizzare la fotografia per mettermi in connessione con gli altri. Dopo una fase iniziale di ricerca fotografica nell’ambito teatrale, sto dedicando questi anni a progetti realizzati all’interno di ambienti industriali. Potrei definire l’identità della mia ricerca attuale come quella di inseguire la trasformazione della materia e ritrarla, insieme ai luoghi che la accolgono. Il mio stile si basa sull’intensità: di colore, d’atmosfera, di racconto e sentimento. Si tratta prevalentemente di immagini singole che non hanno necessità di essere affiancate ad altre per raccontare la propria storia. Mi piace pensare che possano essere lette, interpretate e decodificate su diversi piani. Punti in comune? Sempre esenti da figure umane esplicite.
2. Quali sono gli artisti che ti hanno fatto da linea guida nella tua ricerca?
Il mio rapporto con l’arte è ambivalente, poiché ne sono da sempre una grande fruitrice ed appassionata, con un debole per l’arte concettuale. Fra gli innumerevoli artisti che mi hanno ispirata visceralmente, come icona stilistica ed affinità di approccio all’atto di creazione, sceglierei Stanley Kubrick poiché ritengo che il suo essere ossessionato dalla maledizione per la perfezione gli abbia permesso di raggiungerla. Fra i miti della fotografia potrei citarti: Thomas Struth, Candida Höfer, Andreas Gursky; fra gli autori che ho avuto la grande fortuna di conoscere e assorbirne insegnamenti: Pino Musi, Luciano Romano. Non so se per indole o se per fase della vita, ne potrei comunque elencare a centinaia… non mi dilungo oltre per timore di escluderne alcuni e di non riuscire a portare a termine la risposta senza tramutarla in un saggio. Dovendo invece scegliere una sola opera che mi emoziona particolarmente e cui faccio spesso riferimento, ne indicherei una pittorica, appartenente alla trilogia sugli stati d’animo (“Gli addii”, “Quelli che vanno”, “Quelli che restano”) realizzati nel 1911 da Umberto Boccioni poiché, all’apice del futurismo, simboleggia per me il vero significato del legame fra arte ed industria: “racchiudere nella frenesia industriale un commovente sentimento.”
3. Definisciti come essere umano utilizzando tre aggettivi.
Non ho il dono della sintesi e, utilizzando tre parole, direi “difficile da spiegare”. Mi permetto di raddoppiare il numero degli aggettivi: emotiva perciò tormentata, coraggiosa e curiosa, perfezionista poiché caotica.
4. Secondo la tua visione dove sta andando e dove vorresti che andasse, l’arte contemporanea?
È una domanda davvero molto difficile, presupporrebbe perlomeno una risposta sicura sul dove sto andando io, ma non lo si sa mai per certo finché non ci si ferma.
Mi giocherò una “carta facile” parlando di mezzi espressivi: impossibile risponderti non nominando l’avanzamento della tecnologia e alla sua integrazione nella cultura contemporanea. Realtà virtuale, realtà aumentata, intelligenza artificiale, stanno cambiando il modo in cui pensiamo all'espressione, aprendo nuove possibilità creative e creando nuove forme d’arte che prima non erano possibili. L’arte e le nuove tecnologie stanno evolvendo insieme, aprendo nuovi orizzonti e coinvolgendo il pubblico in modo, almeno apparentemente, più attivo.
Dove vorrei andasse? Sono sentimentale, qui ti risponderò con una risposta da sognatrice ma sincera… Mi piacerebbe che l’atto della creazione fosse privo di una finalità esterna, che si togliessero molte sovrastrutture e che, con onestà intellettuale, l’arte tornasse ad essere per la genuina necessità di esprimersi in maniera autentica, non per accontentare un mercato, il pubblico, per avere consensi. Difficile, soprattutto nella società attuale, estraniarsi dalle dinamiche del mondo terreno ed agire in maniera intimistica, ma esistono tematiche più profonde, esistenziali, con cui mi confronto io stessa nonostante per il mondo dell’arte io sia ancora in fasce. Rimane in me la convinzione che ciò di più prezioso venga creato per l’Io, senza bisogno di sovraesposizione, anche se il “solo” valore che gli viene dato è quello di essere tenuto gelosamente chiuso in un cassetto.
DUE PAROLE SUE SUOI LAVORI
Nata ad Erba (CO) nel 1992, vive e lavora fra Milano e Lugano.
Di formazione classica, si immerge successivamente nel mondo dell’arte visiva, studiando presso l'Istituto Italiano di Fotografia e specializzandosi come fotografa di teatro e di scena all'Accademia del Teatro alla Scala, forte anche della sua profonda impronta umanistica.
Pone al centro delle proprie riflessioni i temi dell'introspezione e della trasformazione, dedicando le prime ricerche di fotografia fine-art alla rappresentazione di dinamiche produttive industriali. Fra le sue serie più rappresentative c’è “STEEL-LIFE”: iniziata nel 2014 ed attualmente in corso, raccoglie molteplici immagini sul mondo dell'industria metalmeccanica e del metallo interpretandolo come materia in continuo e ciclico mutamento.
Vincitrice del Premio “AIF 2019 - Nuova Fotografia”, attribuito da AIF (Associazione Italiana Foto & Digital Imaging) ad un talento della fotografia emergente italiana “per la determinazione con cui fin da giovanissima si è dedicata alla fotografia, prima creandosi un consapevole percorso di studio, poi elaborando una propria espressività personale incentrata sulla ricerca di un linguaggio contemporaneo”, nello stesso anno pubblica il suo primo catalogo edito da Vanilla Edizioni.
Selezionata per esporre nella categoria “Proposte MIA” di MIA Photo Fair, fiera internazionale d'arte dedicata alla fotografia e all'immagine in movimento, è una delle vincitrici del premio RaM Sarteano 2018. Nel 2021 è tra i finalisti del premio Arte Laguna. Nel 2022, rappresentata da Cortesi Gallery, presenta il suo ultimo progetto “GLASS POWER, la potenza della fragilità” realizzato presso le storiche vetrerie Venini di Murano. Sempre nel 2022, è vincitrice del bando nazionale “Utopie di Bellezza”. Ha partecipato a molteplici mostre nazionali ed internazionali e le sue opere si trovano in diverse collezioni, fra cui quella della Fondazione Dino Zoli, Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, e della Fondazione 3M.