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Intervista
Quali sono i fondamenti della tua ricerca (Art Identity) ?
Ho sempre cercato di far dialogare l’aspetto digitale e tecnologico con la realtà, utilizzando per i miei ologrammi oggetti di uso comune come bottiglie o barattoli, oggi considerati quasi vintage, e nel caso delle video installazioni interattive, mettendo in diretta relazione l'opera con gli spettatori. La prospettiva olografica è un linguaggio abbastanza nuovo almeno nell’arte. La mia è una reinterpretazione visiva della teoria oleografica di Bohm: i nostri cervelli costruiscono matematicamente la realtà "concreta", interpretando frequenze da un'altra dimensione, una dimensione di realtà primaria strutturata e significativa che trascende lo spazio/tempo. Il cervello è un ologramma che interpreta un universo olografico e il nostro universo è nel mio caso una bottiglia o barattolo di vetro. Le leggi della Gestalt ci aiutano a spiegare la nostra percezione visiva perché percepiamo gli oggetti all'interno della bottiglia quando in realtà sono all'esterno di essa.
L'interazione serve ad avvicinare il grande pubblico anche i non addetti ai lavori alle mie opere, li richiama a una partecipazione diretta, diventano parte di essa, anzi senza di loro l'opera non esiste, rompe il muro che divide l'arte contemporanea dalle persone comuni, avvicina il pubblico e allo stesso tempo forse allontana il critico che pretende di spiegarci cosa vedere in un'opera.
Quali sono gli artisti che ti hanno fatto da linea guida nella tua ricerca?
Ho sempre seguito con interesse la ricerca artistica di Bill Viola che è stato un pioniere o forse addirittura "il pioniere" della video arte, apprezzo molto le installazioni di Massimo Bartolini toscano come me. Guardando più a oriente direi che ritengo molto interessante il gruppo artistico Studio Lab, tra i più all'avanguardia nelle video installazioni specialmente quelle interattive.
Definisciti come essere umano utilizzando tre aggettivi.
Irrefrenabile, erubiscente e edàce
Secondo la tua visione dove sta andando e dove vorresti che andasse, l’arte contemporanea?
Per quello che vedo tra Musei, fiere d'arte in Italia e all'estero, il tempo di realizzazione un'opera è sempre più breve salvo rari casi e la qualità non ne giova sicuramente. Pensare di impiegare ad esempio sei mesi per la produzione di una sola opera a meno che non sia di carattere monumentale è quasi impossibile, ovviamente mi riferisco all'attività di artisti professionisti.
Dal punto di vista geografico credo l'accento vada posto su paesi come Cina e India che grazie anche allo sviluppo economico degli ultimi decenni annoverano un panorama sempre più ricco di artisti di alto profilo.
Un'altra domanda che mi pongo spesso è dove finiranno le opere contemporanee nel futuro, queste grandi installazioni che occupano intere stanze di Musei o Fondazioni…
Magari saranno convertite in NFT e poi smaltite, è impensabile avere magazzini tanto grandi da contenerle, poveri posteri, già gli lasceremo un pianeta super inquinato anche le grandi installazioni concettuali sarebbe meglio evitare.
Magari mettere una data di scadenza sulle grandi installazioni sarebbe più ecologico.
Per quanto riguarda l'Italia molti Musei d'arte contemporanea italiani subiscono una grande influenza dalle gallerie più importanti che li utilizzano spesso come deposito di lusso per lanciare o rilanciare i loro artisti, manovre quindi di carattere prettamente commerciale. Potrei citare diversi enti museali che utilizzano questo modus operandi ma non sarebbe gentile... Invece ci tengo a citare un'eccezione che conferma la regola che è il Mambo di Bologna diretto da Lorenzo Balbi che non conosco personalmente. Ogni volta che ho avuto la fortuna di visitare il Museo bolognese sono rimasto stupito dall'originalità e della qualità del progetto espositivo.
DUE PAROLE SUI SUOI LAVORI
Michelangelo Bastiani artista fiorentino, si diploma all'Istituto d'Arte di Firenze e si laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, nella sezione di pittura e fotografia con il maestro Gustavo Giulietti. Bastiani ha vissuto in California e New York prima di tornare in Toscana, e ha tenuto mostre acclamate dalla critica nelle più importanti città italiane e all'estero a Parigi, Città del Messico, San Paolo, Londra, Monaco di Baviera, Istanbul, Francoforte, Kiev e Oslo. Negli Stati Uniti Bastiani ha esposto, New York, Miami, Palm Beach, Hamptons, Boca Raton, Houston, Austin, Dallas.
Ha inoltre esposto alla Saatchi Gallery di Londra e al Mana Contemporary Museum
di Jersey City.
Le opere di Michelangelo Bastiani sono installazioni video su grandi schermi, video proiezioni interattive e ologrammi, incentrate in particolare sugli elementi della natura e sullo stato della materia. Basandosi sulla teoria oleografica di Bohm secondo cui "il nostro universo è un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato", le opere di Bastiani riproducono un microcosmo in una bottiglia, dove i video, bidimensionali
per natura, diventano realtà solide e dinamiche.
Il confronto tra artificio e natura è un tema centrale nella storia dell'arte: pittori, scultori e architetti nei secoli hanno ricreato il mondo attraverso la lente delle loro opere, Michelangelo Bastiani accetta questa sfida rigenerando il mondo naturale nei più recenti meccanismi digitali, A processo futuristico dell'arte, che unisce multimedia e oggetti reali, dove l'opera d'arte diventa un luogo di animazione culturale interattiva