Paolo Masi, fin dagli anni Cinquanta partecipa a quel fervore creativo e sperimentale che caratterizza l’ambiente artistico fiorentino, desideroso di liberarsi da tutti i canoni del formalismo e da ogni tipo di accademismo. Masi passerà dalle iniziali esperienze della pittura informale e dell’astrattismo concreto a un’attività articolata, complessa e diversificata sul piano tecnico-linguistico.
Negli anni Sessanta l’attività di tipo programmatico e teorico si esplica per Masi con la partecipazione a gruppi. Ricordiamo, a esempio, la sua partecipazione con Lanfranco Baldi, Auro Lecci, Maurizio Nannucci, al gruppo di ricerca estetica Centro F/Uno (1967-70), che esce dall’ambito delle contingenze localistiche, cercando riferimenti in contesti più vasti.
In seguito si avvicina alle contestuali esperienze analitico-riduttive, scomponendo e riorganizzando sul pavimento e contro le pareti aste di alluminio, specchi, fili o piccole stecche di plexiglass colorato, che estendono anche alla terza dimensione la ritmicità dello "spazio-colore". Lavora con la Galleria Schema e la Galleria Christian Stein.
La fase successiva coincide con il ritorno alla bidimensionalità attraverso il progetto Rilevamenti esterni - conferme interne (1974-76), elaborazione che Paolo Masi sviluppa all'esterno del suo studio con il lavoro iniziato nel 1974 a New York delle Polaroid di tombini, muri e pavimenti e, contemporaneamente, all'interno dello studio con le Tessiture (tela grezza cucita) e i Cartoni da imballaggio, dove utilizza per la prima volta adesivi trasparenti e coprenti, facendo emergere la struttura interna del materiale. Lavora con gallerie di grande importanza, per citarne una, La Polena.
Dal 1974 Masi è co-fondatore insieme a Maurizio Nannucci e Mario Mariotti di un collettivo che gestisce lo spazio no profit di Zona a Firenze, spazio che ha lo scopo di diffondere esperienze artistiche nazionali e internazionali. Tale esperienza troverà poi la sua continuazione a partire dal 2000 nel collettivo Base.
La sua intensa attività è confermata e riconosciuta sia in Italia che all’estero. Ricordiamo, tra le altre, le partecipazioni alla Biennale di Venezia (1978); alla XI Quadriennale romana (1986).
Le opere della sua più recente produzione sono i Contenitori di forma colore, le Serialità e nuovamente i Cartoni. Questi lavori sono stati presentati a varie riprese al Centro d'Arte Spaziotempo di Firenze dal 1993 al 2002.
La recente serie di plexiglass, Trasparenze, iniziata nel 2000, dipinta con la tecnica della vernice spray, suggella l'incessante evoluzione sperimentale del lavoro di Masi. L'installazione Senza titolo (Trasparenza) del 2003, composta da decine di esili lastre di plexiglas dipinto, è entrata a far parte della Collezione permanente del Museo Pecci di Prato ed è stata presentata recentemente al Museum of Contemporary Art di Shanghai.
Opere storiche dell'artista si trovano nelle collezioni del Mart di Rovereto, della Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze e della Galleria d'Arte Moderna di Torino.
Recentemente due “Composizioni” della mostra milanese “Paolo Masi, Cartoni” tenutasi presso Glenda Cinquegrana Art Consulting, sono state acquisite dalle prestigiose istituzioni Museum Ritter e dalla Fondazione Brodbeck a Catania.